Vorrei commentare il seguente articolo di Elvio Pasca "
Mi metto in regola con i flussi" del 25.02.04, un pò datato, ma ancora valido per il decreto flussi del 2007. Effettivamente vi sono dei clandestini di serie A ( fortunati) e di serie B ( meno fortunati). Un esemio.
Victor, ecuadoriano, si trova clandestinamente ( con il passaporto valido ma senza permesso di soggiorno) in Italia. Lavora e vuole approfittare del decreto flussi 2007. Il suo datore di lavoro è d'accordo. Victor non ha ricevuto alcun decreto di espulsione ( non è mai stato fermato dalle Forze di Polizia) e può avviare la pratica. In Italia è come se non ci fosse mai stato.
Carlos, ecuadoriano, ha avuto la sfortuna di essere fermato dalle Forze di Polizia. Ha ricevuto una intimazione a lasciare il territorio italiano entro 5 giorni, conseguente al decreto di espulsione del Prefetto. Anche Carlos lavora ed il suo datore di lavoro vuole assumerlo. Carlos non può avviare la pratica. Potrebbe avviarla...ma dopo tutte le peripezie sottoelencate nell'articolo, ritornato in Italia, al momento di stipulare il contratto di soggiorno, le sue impronte digitali rivelerebbero che lui in Italia c'è già stato in precedenza clandestinamente e colpito da decreto di espulsione. La sua praticas di lavoro sarebbe inammissibile.
Il decreto flussi non è una regolarizzazione, perchè serve ad assumere lavoratori stranieri che sono ancora all'estero. Fin qui la teoria, cioè la legge. Non è però un mistero che in pratica, e in barba alla legge, i flussi di ingresso vengono utilizzati come se fossero una sanatoria da migliaia di lavoratori che sono già irregolarmente in Italia.
Sembra che anche all'interno delle istituzioni qualcuno si è rassegnato a questa prassi. Un esempio per tutti. Mentre scriviamo, dal sito dell'assessorato regionale al lavoro della Sicilia si possono scaricare i moduli per i flussi cliccando su un link che recita "regolarizzazione dei cittadini extracomunitari"!
Per i più ingenui e per gli ultimi arrivati, vediamo come funziona questa pseudo - sanatoria.
Appena viene pubblicato il decreto flussi, il datore di lavoro Tizio chiede di far entrare in Italia Caio, lavoratore che, ufficialmente, si trova nel suo paese d'origine. In realtà Caio è già clandestinamente in Italia, e magari lavora da tempo in nero proprio per Tizio. Quando è sicuro di essersi aggiudicato una quota del decreto flussi, Caio torna nel suo Paese e prende un visto d'ingresso per rientrare in Italia, dove finalmente si mette in tasca un permesso di soggiorno.
Rischio espulsione
Semplice? Solo apparentemente, perché questa procedura è illegale e quindi molto rischiosa.
Il rischio più grosso lo si corre quando si esce dall'Italia. Un controllo alla frontiera potrebbe far scattare un'espulsione, con conseguente divieto di rientrare in questo paese per i prossimi dieci anni. Anche se sta lasciando l'Italia, chi si presenta alla frontiera è pur sempre un clandestino.
"Nessuno ti fa un'espulsione mentre te ne stai andando" obietta il brasiliano Ricardo."Quando prendi l'aereo per il Brasile ti chiedono solo il passaporto, non il permesso di soggiorno. Allo stato italiano un'espulsione costa, perché dovrebbe pagartela se te ne stai andando per i fatti tuoi?".
Il ragionamento di Ricardo è in linea con il proverbio italiano che recita "a nemico che fugge, ponti d'oro". Eppure non sembra sempre valido. "Quando all'aeroporto ci si imbarca per il Kenia - racconta Jane - la polizia italiana vuole vedere il permesso di soggiorno. Puoi evitare il controllo solo quando partono molte persone e la polizia vuole fare in fretta, ma se ti trovano senza permesso ti danno l'espulsione. A una mia amica è successo".
Insomma, è una lotteria. "A volte riesci a passare senza che ti chiedano il permesso di soggiorno -sintetizza la bulgara Svetlana - a volte no. Dipende anche quanto gli sei simpatico… Se si accorgono che sei clandestina, puoi anche sperare che chiudano un occhio. Tanto te ne stai tornando a casa da sola…"
Passaporti in bianco
Nei racconti di chi tenta di regolarizzarsi con i flussi, ricorre un documento spesso soprannominato "passaporto in bianco". Si tratta del documento di identità valido per l'espatrio rilasciato dai consolati a chi non ha più il passaporto, perché glielo hanno rubato o lo ha smarrito.
Sul foglio ci sono la fotografia e le generalità del cittadino straniero, ma, attenzione, non c'è il timbro con la data del suo ingresso in Italia.
I cittadini di molti paesi extraue (come Romania, Brasile e Bulgaria), non hanno bisogno di un visto d'ingresso per entrare in Italia per motivi di turismo. Il loro soggiorno può durare però al massimo tre mesi, superati i quali diventano irregolari. Quelli che cercano di tornare a casa per mettersi in regola con i flussi, rischiano quindi che la polizia di frontiera si accorga che si sono trattenuti in Italia più del dovuto.
"Sul documento di trasporto [il passaporto in bianco dei romeni n.d.r.] non c'è la data di ingresso, - fa notare il romeno Vasile - se esci con quello non ti fanno problemi, e non ti chiedono il permesso di soggiorno. In questo periodo ci sono molti romeni che si presentano al consolato dicendo che hanno perso il passaporto… " .
Altri connazionali di Vasile escono senza documento di trasporto, sperando che alla frontiera nessuno chieda loro il permesso. "In questo caso - continua il romeno - evitano di prendere l'aereo, e passano per le frontiere dell'ex jugoslavia, dove sono meno pignoli…".
Anche la frontiera romena può però diventare un ostacolo: se scoprono che sei stato fuori più dei tre mesi consentiti, ti possono vietare di tornare nello spazio Schengen anche per cinque anni. "Alcune guardie però - assicura Vasile - chiudono un occhio se infili 50 euro nel passaporto…"
Una lettera fuori posto
Il trucco del "passaporto in bianco" viene utilizzato anche dai cittadini stranieri che devono chiedere il visto d'ingresso per turismo. "Il visto dovrebbe essere sul passaporto che hai perso" dice il moldavo Grigori, "Se ti chiedono il permesso di soggiorno puoi dire di essere stato in Italia meno di otto giorni, e perciò non eri tenuto a chiederlo in Questura".
Grigori sembra sicuro di quello che dice, ma in realtà non è così facile prendere in giro la polizia di frontiera, che può benissimo esigere delle prove a supporto di quello che si sta dichiarando. Qualche chance in più la ha chi si è procurato un "passaporto in bianco" con generalità, diciamo così, errate.
"Basta che una lettera del tuo cognome sia fuori posto, e un'eventuale espulsione colpisce una persona che non esiste", spiega Eli, che preferisce non rendere nota la sua nazionalità.
Possibile che i consolati facciano errori di questo tipo nel rilasciare i documenti?"Il consolato sa a cosa ti serve quel documento e quindi sta al gioco, scrivendo le generalità che tu dichiari senza fare troppi accertamenti - continua Eli - A me un documento di questo tipo lo hanno rilasciato gratis, ma conosco anche qualcuno che ha dovuto pagare".
Chi ha "smarrito" in Italia il suo passaporto, una volta tornato a casa se ne fa rilasciare uno nuovo, indispensabile per chiedere alla rappresentanza diplomatica italiana il visto d'ingresso.
Timbri accusatori
Ma anche molti di quelli che sono tornati a casa con il passaporto senza essersi beccati un'espulsione alla frontiera italiana, chiedono un documento nuovo. Sul passaporto vecchio è infatti rimasta una traccia del loro passato da clandestini: i timbri apposti all'ingresso e all'uscita dall'Italia.
È vero che, una volta a casa, sono al riparo da un'espulsione, ma la rappresentanza diplomatica italiana potrebbe considerare quei timbri un buon motivo per non rilasciare il visto d'ingresso."In molti Paesi le nostre rappresentanze diplomatiche creano molte difficoltà quando rilasciano i visti" ci dice la dott.ssa Ledia Miraka, una delle esperta di Stranieri in Italia. "Succede quando è tutto in regola, figuriamoci quando sospettano che chi chiede il visto è un ex immigrato irregolare…"
Ecco allora che anche in patria si può smarrire il passaporto, per farsene fare uno nuovo dove non compaia nessun timbro accusatore. Una variante dello smarrimento è il deterioramento: dopo un lavaggio in lavatrice il passaporto è così illeggibile che va assolutamente sostituito con uno nuovo di zecca.
Il trucchetto vi scandalizza? Allora non leggete l' ultima testimonianza che abbiamo raccolto.
"Molti di noi - racconta la filippina Juana - sono entrati in Italia con un passaporto falso. Procurarsene uno a Manila costa 5-6000 euro. Quando torni a casa utilizzi quel passaporto: se ti fanno l'espulsione la fanno in base a quei dati falsi, se passi senza problemi è su quel documento che mettono il timbro. Quando vai a chiedere il visto d'ingresso all'ambasciata italiana usi invece il tuo passaporto vero, dal quale risulta che non sei mai stata in Italia". E il gioco è fatto